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Nei tempi in cui si adoravano gli Spiriti di cui si credeva fossero animati gli elementi della Natura si divinizzò il fulmine che atterra, la fiamma che divora, il vento che scuote, terrificanti fenomeni che contribuirono alla costruzione delle fondamenta del mito greco. Più tardi l’uomo riuscì a non farsi più solo atterrire dalla potenza del Creato ma anche ispirare: emozione, stupore, poesia e i Poeti crearono I MITI, favole che cantavano la sua bellezza, pericolosità e generosità.

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giovedì 13 dicembre 2012

ANTICO EGITTO... ma gli Egizi adoravano davvero... gli animali?




Una domanda che mi sento spesso rivolgere è: gli Egizi adoravano gli animali? Esisteva, cioè, un culto degli animali?

Di certo c’è che gli animali facevano parte della dieta alimentare di questo popolo ed  erano utilizzati per i lavori più pesanti.

Davvero dobbiamo credere che quei geniali costruttori e perfetti conoscitori del corpo fisico si genuflettessero davanti ad una mucca o ad un gatto che attraversasse il loro cammino?

E’ pur vero, però, che gli Dei dell’Antico Egitto sono spesso raffigurati con testa animale: toro, gatta, leonessa, ibis, ecc..

Come tutte le Religioni, anche quella egizia… soprattutto quella egizia, si serve di simboli per rendersi più comprensibile.

Gli Dei egizi possiedono un corpo composto di materie preziose: d’oro è la carne, di lapislazzulo i capelli, di corniola il sangue, ecc.., ma  non si rendono visibili agli occhi umani.

Sono gli uomini che attribuiscono loro una forma.

Per quanto sconcertante possa apparire ai nostri occhi, le Divinità egizie hanno l’aspetto di un essere ibrido, (metà uomo e metà animale) ma si tratta sempre di simboli per esprimere una funzione o una specifica qualità  della Divinità e non corrisponde al suo aspetto reale.

Qualche esempio: il seno di una vacca simboleggia il cielo e NUT,  Dea del Cielo, viene raffigurata con orecchie bovine.

Quale simbolo si può scegliere per raffigurare l’irruenza e la fertilità delle acque del Nilo se non un toro? Ed ecco  Hapy, dalla testa di toro.

E come esprimere la potenza e l’ardenza del Sole, se non attraverso la forza e la determinazione di una leonessa? Sekhmet, sposa di Ptha, è raffigurata con testa di leonessa. (nota: al Museo Egizio di Torino ci sono più di venti splendide statue che raffigurano questa Dea)

Le forze di crescita della Vegetazione, invece, sono associate ai serpenti, (Mertseger, Buto, Apofi, ecc) mentre quelle del Cielo, a falchi ed avvoltoi (Horo, Nekhbet, ecc..)

E Anubi? Quale simbolo più appropriato scegliere per questa Divinità inquietante e misteriosa, se non uno sciacallo del deserto?

In realtà, questi animali “divinizzati” non hanno nulla in comune con i loro simili viventi, se non la forma: sono il simbolo di funzioni e qualità divine. Niente di più.

Qualcosa di nuovo, però, avviene in tarda età,  causa la decadenza politica del Paese e la dominazione straniera.

Il significato simbolico dell’immagine divina va sempre più perdendosi a favore di un vero culto degli animali, favorito dal dominatore straniero: greco o romano.

Solo in questo periodo storico, infatti, gli  animali, simboli di Divinità, divengono a loro volta Divinità: sacri ed intoccabili.

Pena la morte per chi li offende.

Superstizione? Certo!

Per un popolo conquistatore è stato sempre più facile governare la superstizione che la religione o, addirittura, la ragione.

Del resto… non accade qualcosa di simile ancor oggi?

 

 

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