E’ sicuramente il
falso d’autore più intrigante della Storia. Ma a cosa si riferisce?
Ad una ipotetica
tomba di Cristo che si troverebbe nei pressi del villaggio di
Rennes-le-Chateau, in Francia.
Chi ne è stato
l’artefice?
Come prima risposta
verrebbe da fare il nome di Dan Brown, autore del libro: “Il Codice da Vinci”.
In realtà, questo libro, che ha reso multi miliardario il suo autore, è
lo sviluppo, fantasioso e romanzato, di un’altrettanta fantasiosa ricerca
condotta nel 1.980 dai giornalisti Lincoln, Leigh e Baigent: “Il Santo Graal”
Secondo le ricerche
e gli studi condotti dai tre giornalisti, il Cristo non sarebbe morto sulla
croce, ma soccorso e sanato, appena dopo esservi stato deposto.
In verità, questa
teoria ha attraversato i secoli prima di arrivare a Brown, trovando sostenitori
ed oppositore.
Anche la
sottoscritta ne fa cenno nel suo ultimo libro “La Decima Legione” nel brano: Lo
sgabello del dolore.
Secondo questa
fantasiosa teoria, (che, come spesso succede, ha affascinato coloro che sono
attratti da tutto ciò che è enigmatico ed
oscuro) il Cristo avrebbe sposato Maria Maddalena, la quale gli avrebbe
dato due figli: Tamar e Gesù il giovane.
Con la famiglia si
sarebbe trasferito in Francia, nei pressi di Les Pontils, dove avrebbe avuto un
terzo figlio, Joseph, e dove
sarebbe morto in
tarda età.
A sostegno di questa
loro teoria, i tre giornalisti (e qualche anno dopo Brown), chiamano in campo
il famoso quadro del pittore secentista Nicolas Poussin: “I Pastori in
Arcadia”, del 1.640.
In questa splendida
tela è ritratto un gruppo di
pastori che stanno osservando una
costruzione a forma di parallelepipedo, la quale potrebbe anche essere una
tomba. ( in zona, a Les Pontils, ve ne sono di diverse).
Secondo le indagini
e le ricerche di Lincoln e degli altri due giornalisti, quella sarebbe la tomba
in cui fu sepolto il corpo di Cristo.
La domanda che molti
si pongono ancora oggi è: il Cristo è morto sulla Croce oppure no?
Per i veri credenti,
la domanda neanche si pone, ma per gli altri il dubbio permane ed è astutamente
e intrigantemente condotto avanti.
In realtà, con un
po’ di ragionamento e qualche calcolo, i dubbi sono destinati a sparire
rapidamente.
Cominciamo dal
pittore.
Quando Poussin
dipinse la tela, nel paesaggio scelto come sfondo non esisteva nessuna
costruzione a forma di parallelepipedo o tomba che fosse. Gli autori dei due libri, però, insistono
nell’affermare il contrario.
In realtà, proprio
in zona, a Rennes-le-Chateau, c’era davvero un piccolo mausoleo, ma non era opera risalente al ‘600, bensì al
‘900. L’aveva voluto il proprietario del terreno il quale, però, dopo il
successo dei due libri e la continua
invadenza di curiosi, turisti ed avventurieri in cerca di tesori (ci sono altre
leggende legate a quel posto), fini per farlo demolire.
Oggi, dunque, non
c’è alcuna costruzione.
Al contrario, c’è un
cartello che vieta ai curiosi di avvicinarsi e, soprattutto, vieta gli
scavi.
Recita così: “ Les fouilles sont interdites”
(Gli scavi sono
proibiti)
Suggestivo ed
intrigante, dunque, il lavoro di Lincoln e di Brown, ma assolutamente un falso,
sia pur assai ben congegnato.
Nessun commento:
Posta un commento