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Nei tempi in cui si adoravano gli Spiriti di cui si credeva fossero animati gli elementi della Natura si divinizzò il fulmine che atterra, la fiamma che divora, il vento che scuote, terrificanti fenomeni che contribuirono alla costruzione delle fondamenta del mito greco. Più tardi l’uomo riuscì a non farsi più solo atterrire dalla potenza del Creato ma anche ispirare: emozione, stupore, poesia e i Poeti crearono I MITI, favole che cantavano la sua bellezza, pericolosità e generosità.

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lunedì 18 marzo 2013

CREATURE FANTASTICHE E MITOLOGICHE (9° parte)


 

 


NINFE DI ACQUA DOLCE

 
 

 

LE NAIADI: ninfe di sorgenti
 
 

 

Allegre, gioiose, festevoli e chiacchierine come le acque in cui vivevano; la loro casa era un Palazzo Incantato che sorgeva nei pressi di torrenti, fiumi, laghi, fonti e sorgenti. Avevano il compito di rendere le acque limpide e scorrevoli e di nutrire la vegetazione e renderla verde e lussureggiante.

Erano fanciulle di fresca bellezza e dall’allegro sorriso; erano mortali, ma dall’eterna giovinezza e  possedevano molte altre virtù, come quella di assumere qualunque forma volessero.

La loro esistenza era un continuo intreccio di giochi, danze e canti. Comparivano e scomparivano con la rapidità di una lucciola, tra ciottolame, rivoletti, cascate e corsi d’acqua, in un susseguirsi di giochi di metamorfosi e trasformazioni.

Dei, Satiri e cacciatori erano irresistibilmente attratti dai loro canti e dalla loro fresca bellezza e il gioco della trasformazione diventava spesso un mezzo per sfuggire loro: basta l’esempio  di Apollo e Dafne.

 

ILA


 

 
Non sempre, però, erano le Ninfe a subire assalti amorosi, qualche volta erano proprio loro a approcciarsi.

Ne fece le spese Ila, compagno di Ercole durante il viaggio degli Argonauti verso la Colchide.

Ila, uno dei rematori, era un ragazzo bellissimo e di grande fascino ed Ercole lo amava come un figlio. Mentre era intento alla voga, il ragazzo perse il suo remo per cui si dovette scendere a terra per cercare un albero adatto e fabbricarne un altro.

Così fecero. Sbarcarono Ila, Ercole e un certo Polifemo (non quello dell’unico occhio).

Cercato e trovato l’albero e il ramo adatto, Ercole si pose subito al lavoro per abbatterlo, mentre  Ila si allontanava verso una sorgente lì vicino, per attingere acqua per sé e compagni.

Nell’acqua c’era uno stuolo di Naiadi che stavano allegramente trascorrendo qualche ora di ozio.

Alla vista del bellissimo ragazzo smisero di giocare.

Appena, però, il ragazzo sporse una mano verso il ciglio per raccogliere acqua con la brocca d’argento, le ninfe sollevarono le loro braccia e lo attirarono con loro sul fondo.

Poliremo, che a qualche metro di distanza aveva assistito alla scena, cpmimciò ad urlare e le sue urla attirarono l’attenzione di Ercole che accorse immediatamente.

Quando, però, l’eroe raggiunse la sorgente l’acqua era tornata cheta e tranquilla e di Ila non c’era alcuna traccia, come non ve n’era delle ninfe.

 

GIUTURNA


 

 La ninfa di sorgente più famosa della mitologia romana.

Moglie di Giano, era la madre di Turno, re dei Rutili ed avversario di Enea.

Su di lui pendeva un oracolo secondo il quale sarebbe morto per mano di Enea, figlio di Venere.

La ninfa si oppose con tutte le sue forze a questo avverso Destino, ma nulla potè contro di esso.

Alla fine, Enea, cui Turno era diventato acerrimo nemico per avergli portato via Lavinia, figlia di Latino, Re del Lazio, finì per ucciderlo.

Alla fonte di Giuturna, nel Foro Romano, la leggenda narra che si siano abbeverati i cavalli dei  Dioscuri: Castore e Polluce.

 

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