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Nei tempi in cui si adoravano gli Spiriti di cui si credeva fossero animati gli elementi della Natura si divinizzò il fulmine che atterra, la fiamma che divora, il vento che scuote, terrificanti fenomeni che contribuirono alla costruzione delle fondamenta del mito greco. Più tardi l’uomo riuscì a non farsi più solo atterrire dalla potenza del Creato ma anche ispirare: emozione, stupore, poesia e i Poeti crearono I MITI, favole che cantavano la sua bellezza, pericolosità e generosità.

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giovedì 29 novembre 2012

ANTICO EGITTO - C'era una olta... 3500 anni fa (2° parte)


(seguito)

“Il vostro Sovrano non fa nulla per evitarlo?”

“Certamente sì! Ha consultato il nostro Dio, Marduk, e il consiglio è stato di erigere una

Torre e di rinchiudervi la principessa per darla in sposa a colui, fra i pretendenti, capace di scalare le mura.”

“Non mi pare un’impresa difficile.” replicò il principe.

“Quelle mura sono ricoperte di specchi e chiunque tenti di farlo, scivola giù ai primi tentativi e deve rinunciare all’impresa e andar via.”

(arrampicarsi sugli specchi: è facile capire la morale di questo tratto della favola)

Il principe volle tentare l’impresa.

Sarà perché desideroso di compiere una grande impresa prima di morire, sarà perché qualche volta anche le imprese impossibili si realizzano… sarà perché siamo all’interno di una favola, ma il principe riuscì nell’impresa.

Alla principessa, però, dovette confessare che aveva solo pochi giorni di vita e non poteva sposarla, ma che era felice di aver salvato il suo Paese dall’invasione straniera.

La principessa, però, volle diventare ugualmente la sua sposa e così, dopo la cerimonia nuziale, il principe si apprestò, in tutta fretta, a tornare a Tebe per presentare la sposa al padre.

Durante il viaggio, la piccola carovana alzò le tende lungo le rive di un fiume. Guardie armate sorvegliavano affinché nessun coccodrillo o serpente si avvicinasse alla tenda del principe. Per di più, la principessa vegliava, mentre il principe dormiva.

Verso l’alba, il cane cominciò ad agitarsi e la principessa vide un’orrida testa di serpente sbucare da sotto la tenda. Chiamò i servi, che uccisero il grosso rettile a bastonate.

Il principe, intanto, continuava a dormire.

“E’ quasi giorno. – si disse la principessa – I servi sono all’erta… nessun coccodrillo, ormai, potrebbe entrare qui dentro.”

E così, stanca e assonnata, si addormentò. Proprio nel momento in cui stava svegliandosi il principe che, la guardò con tenerezza e pensò:

“Ha vegliato per tutta la notte… lasciamola riposare.”

Si alzò e lasciò la tenda, poi si portò in direzione del greto del fiume per bagnarsi il volto e gli occhi.

Fu allora che la vide. Vide una creatura orrida e affascinante insieme, che esercitò su di lui, in egual misura, attrazione e repulsione.

“Chi sei? – domandò – Come ti chiami? Che cosa fai qui?”

La creatura rispose:

“Sono il tuo Destino. Il mio nome è Coccodrillo e ti aspetto da diciotto anni.”

Quel giorno il principe compiva diciotto anni, ma… la sorpresa sta proprio qui: non conosceremo mai il destino del principe poiché il papiro su cui è scritta questa favola è rotto e il pezzo mancante, con il finale, è ancora sepolto da qualche parte nella sabbia della necropoli di Deir-el-Medina, in Egitto, dove è stato rinvenuto, nella tomba di un ragazzo.

 

E adesso, dite… non sembra una favola scritta oggi? Se non ci credete, andate al Museo de Il Cairo e troverete il papiro custodito in una bacheca.

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