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Nei tempi in cui si adoravano gli Spiriti di cui si credeva fossero animati gli elementi della Natura si divinizzò il fulmine che atterra, la fiamma che divora, il vento che scuote, terrificanti fenomeni che contribuirono alla costruzione delle fondamenta del mito greco. Più tardi l’uomo riuscì a non farsi più solo atterrire dalla potenza del Creato ma anche ispirare: emozione, stupore, poesia e i Poeti crearono I MITI, favole che cantavano la sua bellezza, pericolosità e generosità.

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mercoledì 2 gennaio 2013

ANTICO EGITTO - DEE e REGINE: TEFNUT la Distruttrice


TEFNUT  la Distruttrice



Horror e fantasy non sono proprio un prodotto esclusivo del nostro tempo: ecco qui un bel raccontino truculento risalente ad epoca assai lontana.

Tefnut, figlia di Atum-Ra, il Padre Eterno degli Antichi Egizi,  presa da insana mania omicida, un bel giorno abbandonò tetto paterno e  sembianze di bellissima fanciulla.

Assunto l’aspetto di una sanguinaria leonessa, se ne andò per il mondo, passando di città in città, di villaggio in villaggio, seminando terrore, morte e distruzione.

Scoperto il sapore del sangue e della carne di uomini ed animali e trovandoli di suo gusto, la Dea ne faceva grandi abbuffate.

Se ciò non fosse stato sufficiente ad esaltare la sua feroce natura, la sanguinaria Tefnut si divertiva anche ad arrostire, col fuoco che lanciava da occhi e narici, il malcapitato che le attraversava la strada.

 

Preoccupato dal comportamento di quella figlia così ribelle ed incontrollabile, Atum-Ra pensò di inviare sulle sue tracce il saggio Thot e il paziente Shu per ricondurla a casa.

Fu Thot, in sembianze di scimmia, a trovarla per primo. Per non finire in un gustoso pasto della Divina Leonessa, l’impareggiabile Signore della Sapienza fece ricorso al più semplice ed efficace stratagemma. Prima la rabbonì e conquistò con l’adulazione, decantando la sua grande bellezza e poi la convinse a seguirlo,  invitandola a lasciare agli uomini il compito di procurarle  vittime sacrificali sugli altari.

Tefnut, evidentemente stanca di girovagare e procurarsi il cibo da sé, accettò volentieri la proposta e tornò a casa tra il tripudio di gente felice d’esser scampata al pericolo.

Quel ritorno, accompagnato da gesti di grande generosità da parte della Dea, pentita dei propri misfatti, scatenò tale e tanto entusiasmo negli uomini da dare origine a quella che gli Antichi Egizi chiamavano la “Festa dell’Ebrezza”, che coincideva con la Stagione del Raccolto.

 

 

Un altro mito, d’epoca tarda, racconta che durante una lunga assenza di Shu, il suo sposo, il figlio Geb le usò violenza. Quell’incesto provocò nel Paese grandi cataclismi, pestilenza, carestia e un lungo periodo di buio, facendo di questa Divinità il  simbolo  del terrore dell’uomo nei confronti della morte e delle tenebre.

 

Complessa, molteplice ed ambigua, dunque, la natura e la funzione di questa Divinità. E anche ambivalente: Forza Distruttrice del Mondo di Sopra e Forza Ristoratrice dei Defunti nel Mondo degli Inferi.

Tefnut, Dea dell’Umidità, era Colei che  Distrugge, ma anche Colei che Disseta.

Era la figlia femmina che Atum-Ra aveva generato masturbandosi (secondo altra versione attraverso la Parola) così come aveva generato Shu, il figlio maschio. Inizialmente i tre vivevano nel NUN, le Acque Primordiali, in un “solo corpo” o “abbraccio”, ma Tefnut mostrò fin da subito la sua insofferenza verso ogni tipo di legame: scioltasi dall’”abbraccio”, era fuggita all’interno del Nun, convincendo Shu a seguirla.

Atum dovette inviare il Occhio Divino a ripescarli e ricondurli a casa.

Sappiamo che l’Occhio Divino al ritorno ne trovò un altro che aveva preso il suo posto e si infuriò moltissimo; Atum, invece, ne fu talmente contento che dalle sue lacrime di gioia nacque il genere umano.

 

Tefnut e Shu , dunque, insieme costituivano la prima coppia della Creazione: i Genitori della prima coppia della Terra creata con l’atto sessuale. I Genitori di Nut, Dea del Cielo e Geb, Dio della Terra.

 

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