Cosa accadeva ad una persona
appena defunta?
Ecco il rituale cui era
sottoposta e il mito, a cui il popolo egizio si aggrappava.
Convinto?... Immagino di
sì!... Almeno quella parte del popolo tenuto nell’ignoranza!
Subito dopo il decesso, i
Sacerdoti funerari prelevavano il cadavere e lo trasportavano alla Casa
dell’Imbalsamazione per prepararlo “fisicamente” all’Immortalità.
Settanta o anche ottanta
giorni, durava il processo di conservazione del corpo, ma qui, bisogna fare una
distinzione fra Imbalsamazione e Mummificazione.
La seconda era un
“processo naturale” di conservazione del corpo e lo si praticò, all’incirca,
fino alla IV o V Dinastia (epoca di Giza, Sakkara, ecc). Non occorreva
intervenire sul corpo, poiché bastavano clima secco e temperature elevate.
La prima era, invece, un
“processo artificiale”. Il corpo veniva
svuotato degli organi molli (fegato, stomaco, intestino e polmone, i quali
venivano conservati in appositi contenitori,
conosciuti con il nome di vasi canopi) e il vuoto era riempito
con paglia, resine, balsami; poiché non si praticava ancora la sutura delle
ferite, queste tendevano ad aprirsi.
Per ovviare all’inconveniente, il cadavere veniva avvolto in bende tenute
insieme da una colla, scura e densa. Ancora oggi non se ne conosce bene il
composto, che qualcuno chiamò (in
egiziano): mummif (bitume), da cui la parola mummia.
Seguiva una cerimonia
funebre officiata, alla presenza di amici e parenti, da Sacerdoti funerari, tra
cui il sacerdote-sem, riconoscibile (in pitture parietali o papiri)
dalla pelle di leopardo sulle spalle e il chery-webb, Sacerdote
–lettore,riconoscibile dalla lunga stola bianca adagiata su una spalle.
Prima di calare il
sarcofago nella tomba, si metteva in
atto un complesso rituale conosciuto come “Il rito dell’apertura
della Bocca”, che avrebbe restituito i sensi al defunto e gli
avrebbe consentito una vita “normale”..
Cosa accadeva, nel
frattempo alle altre entità?
Il Ba, l’Anima,
usciva dalle narici e con forma di uccello con testa umana, volava sulle
montagne della necropoli. Qui restava in attesa di congiungersi alle altre entità,
dopo il Giudizio di Osiride.
Anche la Shut,
separata dal corpo, restava in attesa e in caso di Giudizio sfavorevole, si
aggirava di notte, arrecando ovunque terrore e danno. Qualche volta riusciva a
seguire il Ka nel suo peregrinare lungo le vie dell’Oltretomba e, se il
Giudizio di Osiride fosse stato sfavorevole, non c’era scampo neppure per essa.
-L’Ib, il Cuore,
doveva raggiungere il Tribunale di Osiride per essere giudicato. Messo su uno
dei piattelli della Sacra Bilancia di Maat, Dea della Verità e della Giustizia,
doveva pesare non più della Sacra Piuma, che la Dea si staccava dal capo e
poneva sull’altro piattello.
Ma… torniamo al Ka, lo
Spirito. Era il solo (a parte il Cuore) fra tutte le entità del
defunto, a mettersi in viaggio attraverso le oscure ed insidiose vie della Duat,
l’Oltretomba egizia. Doveva affrontare creature spaventose come il serpente
Apep,(meglio conosciuto con il nome di Apofi), il leone Akhet, il coccodrillo
Shui e molte altre ancora; doveva percorrere fiumi dalle acque impetuose, laghi
di fuoco, montagne di ghiaccio e… (chi più ne ha, più ne metta).
pecorso della DUAT - Oltretomba da un'llustrazione del libro "DJOSER e lo Scettro di Anubi"
di Maria Pace - Società Editrice MONTECOVELLO
pecorso della DUAT - Oltretomba da un'llustrazione del libro "DJOSER e lo Scettro di Anubi"
di Maria Pace - Società Editrice MONTECOVELLO
In questa impresa, però,
non era né solo né sprovveduto:
Divinità funerarie erano pronte ad aiutarlo e, naturalmente, la Magia... la magia, ancella della Religione
o, più esattamente, sua comprimaria: il defunto, infatti, aveva a sua
disposizione He-kau, formule magiche per affrontare pericoli e
annientare nemici. Erano, per lo più, scritte su scarabei di pietra turchese;
in alcune tombe ne sono stati trovati fino a novanta esemplari.
Giunto alla Sala del
Tribunale, lo aspettavano Osiride e la Corte dei Quarantadue Spiriti, ognuno
dei quali rappresentava un peccato: invidia, inganno, appropriazione indebita,
ecc.)
Formule magiche,
naturalmente, lo aiutavano a superare le difficoltà… D’altronde, bastava essere
innocente di almeno Sette dei Quarantadue Peccati per scongiurare la fine.
Una fine davvero orrenda,
quella riservata ai peccatori: le fauci di Ammit la Bestia, un ibrido con testa
di ippopotamo, corpo di leone e coda di coccodrillo.
Il Ka che fosse
riuscito a superare il Giudizio, poteva fare due cose (e di solito le faceva
entrambe): restare nell’Oltretomba e soggiornare negli Hotep Jaru, il
Paradiso egizio, come Spirito, oppure
tornare nella hut-ka, la tomba, dove lo aspettava il corpo
imbalsamato e dove poteva congiungersi alle altre entità e vivere fisicamente
in quella dimora.
Era quello, infatti, lo
scopo della preservazione del corpo fisico: dare un supporto allo Spirito e
permettere al defunto la sua Vita Eterna.
E l’Akh, il
Luminoso?
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