Belle, gioviali e anche generose: le Muse insegnarono l’arte della guarigione e della profezia.
Belle e generose! Certo! Ma anche gelose e vendicative. Gelose della propria arte e vendicative con chi provasse ad eguagliarla.
Come dimostrano episodi come quelli con le Sirene o con Tamiri.
Tamiri era un giovane bellissimo, ma era anche il primo uomo ad innamorarsi di qualcuno appartenente al suo stesso sesso.
Non che la cosa scandalizzasse qualcuno!
Uomini e donne erano invaghiti di lui, mentre egli era perdutamente innamorato di Giacinto, il mortale più avvenente della terra.
Per sua disgrazia, però, Tamiri aveva come rivale nientemeno che Apollo il quale si liberò di lui nel modo più infido e crudele: disse alle Muse che quegli si era vantato di essere più bravo di loro nell’arte del canto.
La reazione delle bellissime, vendicative, divine fanciulle, fu immediata e spietata: lo accecarono, lo resero sordo e lo privarono della memoria.
Più spietate ancora, quelle gioiose, divine fanciulle si mostrarono con le Sirene in una sfida di canto.
Benché il canto delle Sirene fosse meraviglioso e perfino più ammaliante di quello delle Muse, la dea Era, che doveva fare da Giudice, per compiacere il capriccioso consorte assegnò alle Muse la palma della vittoria.
Fu così che le Sirene persero le ali e le Muse acquistarono l’aureola: con le piume delle ali strappate alle Sirene, le Muse intrecciarono corone con cui si cinsero il capo.
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