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Nei tempi in cui si adoravano gli Spiriti di cui si credeva fossero animati gli elementi della Natura si divinizzò il fulmine che atterra, la fiamma che divora, il vento che scuote, terrificanti fenomeni che contribuirono alla costruzione delle fondamenta del mito greco. Più tardi l’uomo riuscì a non farsi più solo atterrire dalla potenza del Creato ma anche ispirare: emozione, stupore, poesia e i Poeti crearono I MITI, favole che cantavano la sua bellezza, pericolosità e generosità.

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venerdì 6 aprile 2012

ANTICA ROMA - La fattucchiera di Nerone



La fattucchiera preferita di Nerone





Magia e superstizione hanno condizionato la vita dell’uomo in ogni epoca.

Nell’ antica Roma Imperiale, ai tempi di Claudio e Nerone, un nome faceva tremare la corte: Locusta ( o Locustra).

Era una giovane di grande avvenenza e dal potere e prestigio quasi illimitati ed era l’unica persona con libero accesso, notte e giorno, agli appartamenti privati di Nerone, perché era la sua fattucchiera personale.

Nerone, come tutti i suoi contemporanei, era profondamente superstizioso.

Come dargli torto se ancor oggi così tanta gente si fa prosciugare il portafoglio da maghi e fattucchiere?

Nerone non muoveva un dito senza prima consultare quella stupenda creatura la quale era anche assai esperta di veleni.

Fu proprio dei veleni da lei preparati che Nerone si servì per sbaragliare la concorrenza.

(oggi si usano altri mezzi, per fortuna)

Per primo, fece fuori l’imperatore Claudio, suo patrigno, facendogli servire una gustosa pietanza a base di funghi… corretti da Locusta, naturalmente.

Toccò poi al fratellastro Britannico, il quale aveva qualche diritto in più di sedere sul trono dei “figli della lupa”.

La morte del povero ragazzo fu spettacolare e gli storici ne danno risalto nei loro scritti.

Britannico era stato invitato ad un banchetto e stava tracannando vino da una coppa da cui aveva già bevuto un assaggiatore. Il ragazzo chiese dell’acqua per annacquarlo, ignorando che il veleno preparato da Locusta si trovasse proprio là dentro.

Morì, tra spasmi atroci, sotto gli occhi di Nerone e della corte atterrita.

A quella morte, naturalmente, ne seguirono altre, sempre sperimentando nuove pozioni e nuovi veleni che resero Locusta una delle donne più ricche di Roma.

Giunse, però, anche per lei il tempo della resa dei conti, della condanna e della pena.

Morto Nerone, l’imperatore Galba la fece pubblicamente giustiziare e la gente poté trarre un sospiro di sollievo.


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