Da quando l’uomo auspica una vita
dopo la morte?
Non è prudente azzardare
supposizioni.
Gli Antichi Egizi dicevano che il
percorso umano si divide in tre fasi:
- Vita terrena
- Morte
- Vita ultraterrena
La vita terrena,
dicevano, è un dono degli Dei per consentire all’uomo di procurarsi tutto
il necessario per affrontare la vita ultraterrena e la morte è un
solamente un passaggio.
“L’antico popolo egizio – diceva
lo storico greco Erodoto – praticava il Culto dei Morti,
ma amava profondamente
la Vita.”
Ed era proprio così: gli Antichi
Egizi cercavano di vivere al meglio la vita terrena, poiché quella ultraterrena
doveva esserne una copia esatta.
Un dono o un privilegio, non
riconosciuto a tutti, però, poiché quel dono bisognava meritarselo attraverso
una vita terrena condotta irreprensibilmente.
Nelle Antiche Massime Morali
troviamo insegnamenti come:
“Non essere malvagio, la bontà
genera simpatia.”
“Onora una vita di
lavoro:l’uomo che non ha nulla diviene desideroso dell’altrui proprietà.”
O ancora:
“Calma coloro che sono in
lacrime.”
“Non opprimere le vedove”
Che cosa accadeva all’uomo dopo la
morte? Di tutte le entità (erano sette e ne parleremo in altra sede) che
componevano la sua natura umana, solamente il Ka, ossia lo
Spirito, si apprestava a percorrere le strade della DUAT (l’Oltretomba) per affrontare il
Giudizio di Osiride e dei 42 Giudici: la pesatura del Cuore.
Il Cuore veniva posto su uno dei
piattelli della Sacra Bilancia di Maat, la Dea della Giustizia, la quale
si toglieva dal capo la Sacra Piuma e la poneva sull’altro piattello: il Cuore
non doveva pesare più della Piuma.
Formule Magiche ed Incantesimi,
però, (Rew ed He-Kau) potevano “alleggerire” il peso
del Cuore… (Ah!... questi antichi egizi!...)
Il percorso per arrivare alla
Sala del Tribunale di Osiride era irto di pericoli ed insidie, ma
anche qui veniva in soccorso la magia… spesso le formule magiche( per ogni più
svariata evenienza) erano incise sulla superficie di scarabei di pietra… in
alcune tombe sono stati trovati fino a novanta scarabei con queste incisioni.
Accompagniamo, dunque, il Ka
del defunto lungo questo viaggio.
Iniziamo dal grande Portale
d’Ingresso: Ro-Stau, letteralmente “La Buca”.
Era sorvegliata da tre demoni: il
Portiere, il Guardiano e l’Araldo.
Il loro compito era di impedire l’accesso a quella Porta e
il loro aspetto era terrificante.
Anche qui, però, in soccorso del
povero defunto-pellegrino giungeva quell’aspetto utilitaristico della Religione
e della Magia di cui l’antico popolo nilotico permeava la propria esistenza.
Incantesimi e Formule Magiche
riuscivano a vincere la resistenza di
quelle demoniache creature e la loro volontà: il Ka del defunto doveva
soltanto pronunciarle con la “giusta” intonazione della voce, dopo essersi
dichiarato ed aver pronunciato il nome di ognuno di loro.
L’esito era assicurato e i tre
Demoni avrebbero spalancato il Portale ed introdotto lo spirito del defunto
all’interno dell’Oltretomba, un percorso disseminato di ambagi ed insidie.
Il primo ostacolo da superare
era…
ma qui, vorrei invitarvi a
seguire il Ka del defunto, lungo il suo percorso, attraverso la
lettura dell’ultimo libro di Maria PACE:
“DJOSER e Lo Scettro di Anubi”
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