PROCRI E CEFALO
Procri,
figlia del Re di Atene e Cefalo, Re di Cefalonia, valenti cacciatori, erano
profondamente innamorati, ma tormentati dai rispettivi sentimenti di gelosia.
Si
erano scambiati promessa di eterno amore ed eterna fedeltà, ma ad insidiare la
promessa, arrivò Eos, la rosea Aurora.
Il
giovane respinse le profferte amorose della Dea, ma questa insinuò in lui il
dubbio sulla fedeltà della bella sposa.
“Al
contrario di te, - gli disse - la tua bella Procri non sarebbe capace di
resistere alla tentazione in cambio di un ricco dono.”
Caduto
nelle maglie di una irrefrenabile gelosia, il giovane decise di mettere alla
prova la bella Procri. Si trasformò in un’altra persona e con la promessa del
dono di una preziosa corona d’oro, riuscì a sedurla.
Amareggiato
e deluso, rivelò alla bella e fedifraga sposa la sua vera identità poi
l’abbandonò, accettando le offerte d’amore della Dea.
Pentita,
ma anche umiliata, Procri lasciò Cefalonia per raggiungere Creta dove re
Minosse, invaghitosi di lei, le fece dono di una freccia infallibile e di un
cane che non mancava mai la presa.
Minacciata
da Pasifae, però, moglie di Minosse, Procri si dovette cercare un nuovo
rifugio; travestita da ragazzo, tornò ad Atene dove assunse una nuova identità
e diventò per tutti Pterelao il Cacciatore.
Ma
il Destino volle farli nuovamente incontrare: i due innamorati si ritrovarono
durante una battuta di caccia; Cefalo non la riconobbe, ma quando Procri gli si
rivelò, i due finirono per riconciliarsi e tornare insieme.
Procri,
però, continuava ad essere tormentata dalla gelosia ed era convinta che quando
Cefalo andava a caccia, ogni mattino prima dell’alba, era per incontrarsi con
Eos.
Una
notte volle seguirlo e Cefalo sentendo un fruscio tra i cespugli, scagliò
l’infallibile freccia che non mancò di cogliere il bersaglio.
Tormentato
dal rimorso e dal dolore, il giovane, inconsolabilmente innamorato, si gettò
dall’alto di una rupe invocando il suo nome.
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