ANTIGOLE ED EMONE
Antigone
ed Emone erano profondamente innamorati e legati da una promessa matrimoniale.
Emone era figlio di Creonte, il Re-usurpatore di Tebe e zio di Antigone oltre
che suo spasimante respinto.
Creonte
era riuscito a mettere le mani sul trono di Tebe dopo che i legittimi eredi,
Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, si erano affrontati in un duello
mortale per entrambi.
Spinto
dalla propria natura empia e malvagia, il Tiranno aveva ordinato di non dare
sepoltura ai corpi dei due caduti.
Contravvenendo
a quell’ordine, però, Antigone innalzò una pira e vi adagiò sopra il corpo di
Polinice, cui la principessa era legata da profondo affetto.
Dall’alto
di una terrazza, Creonte vide il bagliore delle fiamme del rogo e si precipitò
sul posto, sorprendendo Antigone.
In
preda alla collera per essere stato disubbidito e cogliendo, soprattutto,
l’occasione di potersi vendicare del rifiuto di Antigone, Creonte ordinò al
figlio, il principe Emone, di seppellire viva la ragazza nella tomba di
Polidice.
Emone
finse di ubbidire. In realtà sposò l’amata e la mise in salvo affidandola ad un
gruppo di pastori, tra i monti.
Antigone
ebbe un figlio che, come tutti nella sua famiglia, aveva impresso sul corpo il
segno del serpente. Quando, molti anni dopo, ormai cresciuto, il ragazzo si
presentò ad una gara con l’arco, Creonte lo riconobbe dal segno, lo catturò e
lo fece mettere a morte.
Invano
Emone tentò di salvare il figlio; alla fine uccise se stesso e l’infelice
Antigone.
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