Magicamente, tutte le Reliquie che riguardano la Passione
del Cristo passano per le Crociate e gli Ordini Cavallereschi (antecedenti o postumi che siano): così il
Sacro Graal, così la Sacra Sindone, così la Santa Croce (la Vera Croce,
chiamata dai Crociati, per distinguerla dalle tante copie) e così la Sacra
Lancia.
Sacra Lancia, Lancia
di Longino, Lancia del Destino, e molte altre denominazioni ancora, ma era
sempre quella: la lancia con cui il centurione romano Longino inferse al Cristo
moribondo il colpo di grazia (chiamiamolo così!), squarciandogli il costato.
Che cosa ne è stato
di quella Lancia?
Forse, è più esatto
dire di quelle lance, poiché, mano a mano che i secoli si susseguivano, il loro
numero aumentava: Parigi, Vienna, Norimberga, Vaticano, ecc… ne custodivano
una, ritenendola quella autentica.
Oggi, però, ne rimane
una soltanto ed è custodita a Vienna.
Proviamo a seguirne
il percorso partendo dall’inizio.
Venerata come
Reliquia, la Lancia che pose fine ai tormenti del Crocifisso, passò di mano
in mano tra i primi cristiani di
Gerusalemme, fino ad arrivare nelle mani del comandante di una Legione romana
di stanza in Egitto, un certo Maurizio.
Di lì a poco, finì
in quelle dell’imperatore Costantino e poi, passò di imperatore in imperatore.
Passando da
Teodosio, arrivò fino a Carlo I, imperatore
di Germania, meglio conosciuto come Carlo Magno, e poi a Federico II.
Fu proprio Federico
II che la fece collocare nella “Stanza del Tesoro”, nel palazzo di Hofburg, a
Vienna.
In tempi più
recenti, Hitler, che ne era letteralmente e morbosamente affascinato, ordinò di
trasferirla a Norimberga in un nascondiglio sicuro.
Oggi, però, la si
può ammirare a Vienna, dove è ritornata dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Domanda: si tratta
della stessa Lancia Santa che da Gerusalemme fu trasportata ad Antiochia
intorno all’anno 1000, al tempo delle Crociate?
Forse no! Molti gli
studiosi che ne dubitano: Carlo Magno, infatti, la portò in Germania durante il
suo regno, tra gli anni 872-814.
Però è interessante
dare uno sguardo a questa Lancia, poiché
la sua presenza influì molto sull’andamento delle battaglie e, forse,
determinò, perfino, le sorti della Prima Grande Crociata.
Secondo la
tradizione, la Lancia fu portata ad Antiochia poco dopo la morte del Cristo da
uno dei suoi discepoli, S. Andrea, durante le sue predicazione.
Di essa, però, si erano perse le tracce, ma
venne, miracolosamente ritrovata grazie alle “visioni” di un certo Pietro
Bartolomeo il quale riferì che il Santo gli era più volte apparso indicandogli
il posto esatto dove la Santa Reliquia era sepolta. Disse anche che il Santo
aveva assicurato che la sua presenza avrebbe portato l’esercito crociato alla
vittoria.
Sogni, visioni,
apparizioni erano cose piuttosto
frequenti all’epoca e si dava loro gran peso. (come stupirsene, se ancora oggi
si continua a fare la stessa cosa!)
Superate le prime
reticenze e resistenze del vescovo di Antiochia, (tra i pochi a dubitarne) una squadra di operai cominciò a scavare nel
posto indicato dal buon Bartolomeo e cioè nella cappella orientale della Chiesa,
fino a quando la Santa Reliquia non spuntò dal suolo.
La notizia di una
nuova “arma divina” puntata contro di loro,
preoccupò non poco
l’esercito turco che assediava la città: la superstizione è sempre stata l’arma
più potente.
La preoccupazione
degli assedianti mutò in sconcerto quando, il mattino del 28 giugno del 1098,
le porte della città si spalancarono per lasciar uscire una processione di gente vestita da parata, ma
assolutamente disarmata.
La guidava un prete
che sorreggeva una vecchia, piccola
lancia apparentemente innocua.
Sconcertati e
completamente disorientati, i Turchi lo
erano gia: sapevano della
“divina arma segreta” degli assediati ed un superstizioso terrore li colse a
quella vista.
Un terrore che non
li aiutò nel furioso scontro che seguì alla processione. L’esercito crociato,
infatti, pur male in arnese, dopo mesi di assedio, infervorato dalla presenza
della “Vera Croce”, come amavano chiamarla, ingaggiarono una battaglia senza
tregua e riportarono una strepitosa vittoria.
Chi fu il vincitore
di quella battaglia? Il valore o la
superstizione?
E quella lancia, era
proprio la Vera Lancia o si trattava di un espediente per sorprendere
l’avversario?
In verità, sulla sua
autenticità si dubitò subito, tanto che il pio Bartolomeo (o forse ingenuo),
per tacitare le malelingue, chiese di sottoporsi al “Giudizio del Fuoco”.
Questa prova
consisteva nell’attraversare uno spazio tra due cataste di legna in fiamme e
sopra un tappeto di carboni ardenti, uscendone indenni.
Pietro Bartolomeo
affrontò il rogo e passò dall’altra parte.
Vivo…. due giorni
dopo, però, morì a causa della ustioni, lasciando intatti i dubbi degli
scettici e la fede dei credenti.
Non sapremo mai,
dunque, se quella lancia fosse la Vera Lancia.
Sappiamo, però, del
suo profondo simbolismo.
La Lancia Sacra rappresenta l’aspetto punitivo della Legge
di Dio, perché appare come strumento di pena e castigo
Nel momento stesso
in cui penetrava nel costato del Figlio di Dio, essa acquistava misteriosi e
straordinari poteri: immortalità, potere sugli altri, ecc..
Nelle leggende di re
Artù, la Sacra Lancia era portata in processione insieme al Sacro Graal
(ritrovato da Parsifal, Cavaliere senza macchia) e dalla sua punta scaturiva
sangue dagli effetti tremendi.
Secondo altre
tradizioni, la Lancia arrivò a Parigi portata da Luigi IX da Costantinopoli, ma
le sue tracce si sono perse durante la Rivoluzione.
Fra tutte queste
Lance Sacre, quale sarà quella autentica?
Non lo sapremo mai,
ma, forse…. la Fede non ha bisogno di Reliquie per il vero credente… che, pure,
continuerà a credere in Essa.
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