Un nome così gentile
fa pensare ad un bel quadro che ritrae una dolce fanciulla o ad un romantico
romanzo di fine ‘800 con protagonista
sempre una dolce fanciulla… e invece, la “Vergine di Norimberga” era un infernale strumento di tortura e
di morte.
La mente umana è
stata sempre piuttosto prodiga nell’escogitare di tali strumenti, allo scopo
di provocare nel disgraziato sottoposto
a tortura il massimo della sofferenza, ma mai si era giunti a tanto.
La “vergine” era una
enorme statua riproducente le fattezze femminili (chissà perché questa scelta
di sesso…) , piuttosto innocua a
vederla dall’esterno.
Il suo interno,
però, riservava una forma di supplizio senza eguali: vi erano fissati
coltelli e lame lungo tutta la
superficie e due lame, più lunghe e sottili, erano piazzate all’altezza degli
occhi.
Alla base era
sistemata una doppia fila di lame
rotanti sopra una botola che si apriva quando il disgraziato vi veniva introdotto
per subire il fatale “abbraccio” della “Vergine”.
Le lame
dell’infernale ordigno si mettevano tutte in azione
contemporaneamente,
facendo letteralmente a piccoli pezzi il condannato, i cui resti finivano,
attraverso la botola, in un fiume sotterraneo senza lasciarne traccia.
Ma… quali gravi
reati potevano meritare tanta spietata crudeltà? Il più comune era quello di eresia e poi tanti altri, fra i
quali: omicidio, vilipendio alla
religione, ecc..
L’aspetto più
inconsueto era che ad emettere e ad eseguire tali condanne, non era un
Tribunale statale, ma un Tribunale segreto: la famosa Santa Vehme.
Nacque in Westfalia,
in Germania, alla morte di Federico II, quando il braccio di ferro dell’Impero
con lo Stato Papale portò ad un indebolimento del potere imperiale.
La Vehme, che si
definiva abusivamente Santa perché
pretendeva di essere sostenuta dalla Chiesa di Roma, si prefiggeva di punire i colpevoli sfuggiti
alla Giustizia normale e, per tale ragione, il numero di Tribunali andò sempre
aumentando e distribuendosi su tutto il territorio.
Nessuno sfuggiva
alla caccia: uomini di ogni ceto sociale, ma anche donne e bambini al di sotto
dei dodici anni.
Una caccia spietata,
sostenuta da semplice accusa; perfino in anonimato.
Poiché il pericolo
di accusa era reale e poiché, al contempo, per entrare a far parte di quei
Tribunali bastava cedere una congrua somma di denaro, furono in molti ad
iscriversi alla Setta per evitare eventuali accuse e relative condanne.
Il Tribunale era
così istituito: un Presidente della Corte e 14 Giudici, di cui 7 nobili e 7
borghesi, uno dei quali doveva assolvere al dovere di boia.
I Giudici, che erano
anche membri della Setta, dovevano prestare Giuramento di fedeltà:
“Giuro sul mio onore
di mantenere i segreti della Santa Vehme celati al Sole e alla Luna, all’uomo e
alla donna, all’erba e alla bestia, al grande al piccolo. Giuro che non parlerò
né per dono, né per spergiuro, né per paura né per amore, né per argento né per
oro e neppure per capriccio di donna.”
Impossibile immaginare
che un simile romantico giuramento nascondesse un segreto così orrendo come la
“Vergine di Norimberga”.
La Setta più
sanguinaria della Storia fu operativa per qualche secolo e il suo declino
avvenne solo con il ritorno del potere imperiale e della Giustizia Governativa.
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